Mostre

HAPPY ENDING

A poco più di 10 anni dalla sua fondazione l’associazione TRA si scioglie e lo fa con una mostra densa di positività e di creatività, che costituisce una dialogo generazionale e un incrocio tra linguaggi e tendenze. Secondo il suo stile, TRA porta alla città un’occasione di lettura del mondo artistico contemporaneo, chiamando attorno a sé artisti che sono stati presenti nelle sue attività, soprattutto nella sede di Ca’ dei Ricchi e a Casa Robegan, con la mostra diffusa che ebbe in “Re.Use” (2018-19) la collaborazione del Comune e del Musei Civici di Treviso per un evento di qualità internazionale che tutti ricordano.

Il tema dell’ultima esposizione non poteva che essere un “Happy Ending”, un saluto al pubblico trevigiano, un finale ironico e positivo che non solo illumina lo spirito di TRA, ma che vuole ricordare che l’arte contemporanea deve sempre tendere a recuperare il senso critico attraverso l’originalità e l’intelligenza estetica. Un’opera di Giuseppe Chiari dichiara “Art is easy”, in pieno spirito Fluxus il musicista e artista fiorentino, lanciò uno slogan che fa parte del bagaglio delle avanguardie  del ‘900. E se qualcuno pensa che il mondo attuale non suggerisca alcun pensiero positivo, deve pensare che l’arte vive il presente avendo già in sé l’idea del futuro e del superamento dell’attualità. In fondo per praticare l’arte bisogna essere abitati dal germe dell’utopia, dello scavalcare la realtà attraverso l’immaginazione.

Così è stato per TRA per lunghi e intensi anni di lavoro, non solo costruendo esposizioni d’arte, ma con un’attività quotidiana di rara intensità e impegno per un’associazione culturale. 500 soci all’anno e un pool di aziende che hanno partecipato al progetto, sono dati importanti, anche e soprattutto per una città come Treviso. Del resto una delle linee guida dell’associazione è sempre stata quella di disseminare l’amore per la cultura contemporanea presso un pubblico che ancora non ne aveva fatto esperienza. Questo è stato fatto e “Happy Ending” si colloca in questa filosofia di superamento delle difficoltà a capire e comunicare la cultura visiva attuale.

Per questo il “lieto fine” non ha nulla di dolciastro e retorico come accade di vedere in certa cinematografia soprattutto americana. E’ una conclusione parziale, forse un altro inizio. Non a caso la mostra ha luogo in una galleria storica ed è anche un ricordo e un omaggio ad uno dei più grandi galleristi italiani: Cesare Misserotti. Cesare e Perla sono sempre stati in sintonia con l’attività di TRA, in uno scambio di esperienze costantemente positivo. La presenza di un’opera di Andy Warhol è la memoria storica di quando Cesare aprì la sua galleria a Mestre (1964) e Venezia nel 1966 collaborando con la mitica galleria newyorkese di Yleana Sonnabend, che portava nel mondo la Pop art. Credere nell’utopia e nel futuro, vuol dire anche conservare viva la memoria delle persone e dei ricordi che ci hanno consentito di arrivare fino a qui.

Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo

26.10 – 15.12
Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo
di Antonio Guiotto
a cura di Chiara Casarin

Dal 26 ottobre al 15 dicembre nella sede di TRA Treviso Ricerca Arte di Ca’ dei Ricchi a Treviso sarà esposta la personale di Antonio Guiotto Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo. La mostra si compone di un’articolata sequenza di dodici opere a carattere scultoreo e installativo corredata da un’ulteriore opera audio che le riunisce in una sorta di visita guidata condotta dall’autore.

Il lavoro di Antonio Guiotto persegue la precisa via dell’ironia e il potente strumento dell’immaginazione che trasforma le cose, assemblando tra loro oggetti che la consuetudine non ci fa più vedere per la loro forma ma solo per la loro funzione. Ampliando il raggio d’azione con inserimenti, cromatismi, cornici o indicazioni del tutto paradossali, l’artista si propone infatti di guardare le sue opere come fossero delle suggestioni tratte da una storia. Storia che di fatto è la sua, essendo ogni opera riferibile con esattezza a un momento vissuto da Guiotto o direttamente tratto da un’ispirazione avuta in occasione di una lettura, della visione di un film o semplicemente, dell’osservazione di una forma.
Il visitatore è invitato ad abbandonare il pregiudizio e ogni schema logico di lettura per lasciarsi guidare in un mondo fatto di suggerimenti.

La mostra in sé diventa un’unica opera d’arte e consente all’osservatore di entrare in quel meccanismo che sembra tanto difficile attuare: vedere la realtà con occhi diversi, trasformare le cose semplici e quotidiane in porzioni di una visione, andare oltre con lo sguardo e con il cuore per capire che dietro ad un oggetto, ad ogni oggetto, si può spalancare un mondo assolutamente nuovo.
Improvvisare potrebbe anche voler dire essere colti d’improvviso dall’osservazione di un fatto. Adattarsi potrebbe anche voler dire adattare la realtà ai propri bisogni di immaginazione ma di certo raggiungere lo scopo è presentare questa mostra che nel suo costruirsi è stata una continua performance.

La mostra, curata da Chiara Casarin, realizzata con il patrocinio della Città di Treviso, della Città di Bassano del Grappa e con la partnership dei Musei Civici di Bassano del Grappa, fa parte di un più ampio progetto espositivo che vede Antonio Guiotto protagonista in entrambe le sedi nel medesimo periodo. In questo modo le due istituzioni, una pubblica e una privata, una che detiene e cura collezioni permanenti e una che ha come principale mission la ricerca sul contemporaneo, si alleano per condurre all’unisono un progetto comune.

BIO
Antonio Guiotto (Padova, 1978) è un artista visivo e un designer. Diplomatosi in scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, si esprime con il video, l’installazione, la scultura, la performance, il design e la scrittura adottando stili espressivi via via differenti. Tra le mostre cui ha partecipato si segnala nel 2018 Che arte fa oggi in Italia, Fondazione Michetti, Francavilla al Mare (Ch). Nel 2017 Bloom Award, Art Düsseldorf, Düsseldorf (D). Nel 2016 Jailhouse Rock, Palazzo Pretorio, Cittadella (Pd). Nel 2015 VideoArt YearBook, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato; Verbovisioni, Magazzino del Sale 3, Accademia di Belle Arti, Venezia. Nel 2013 A love Meal, Whitechapel Gallery, Londra (UK); co|oc, Anyspace, Frederic Collier, Bruxelles (B); Quattro protagonisti della nuova creatività italiana, Ex Macello, Padova; Talent Prize, Casa dell’Architettura, Roma; Nemo propheta in patria ovest, Multiplo, Padova. Nel 2012 Officina Italia 2, Ex Chiesa di San Carpoforo, Milano; Future Landscape, Forte Marghera, Venezia; Pixel. La nuova generazione della video arte Italiana, San Benedetto del Tronto (Ap). Nel 2011 Dolomitenhof Resort, Dolomiti Contemporanee, Sospirolo (Bl); Made in China, Galleria Browning, Asolo (Tv). Nel 2010 You-We+Ablo, Rotonda della Besana, Milano. Nel 2009 Contemporary Art Cover Show, Perugi Arte Contemporanea, Padova. Nel 2008 Di-Visioni/Visioni-Di, Galleria A+A, Venezia. Nel 2006 Arte e Sud. Obbiettivo contemporaneo, Villa Fortuna, Acitrezza (Ct). Nel 2004 Convergenze, Fondazione Pistoletto, Biella; Empowerment. Cantiere Italia, Villa Croce e Villa Bombrini, Genova. Nel 2003 Sogni e conflitti, 50. Biennale Internazionale d’Arte, Venezia.

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Audioguide:

A.     Intro

1.     Un milione cento ottantanove mila cento ottantanove

2.     Auch Zwerge haben klein angefangen (anche i nani hanno cominciato da piccoli)

3.     La conversione della scopa in alabarda ma anche la conversione dell’alabarda in scopa

4.     Gnaro de schei (nido di soldi)

5.     Ex pallet

6.     Cogito ergo eram (un tavolino)

7.     Cogito ergo eram (tre spazzoloni)

8.     Ci penso io

9.     Chi perde lava i piatti

10.     Ciao

11.     Potresti farcela

12.     11434921293120 bit.

 

Senza titolo con didascalia

5 ottobre, ore 18.00
Senza titolo con didascalia
di Antonio Guiotto
a cura di Daniele Capra

Sabato 5 ottobre alle ore 18.00 i Musei Civici di Bassano del Grappa presenteranno Senza titolo con didascalia, la mostra di Antonio Guiotto a cura di Daniele Capra.
La mostra consiste in venticinque opere di natura concettuale e scultorea, create appositamente per la pinacoteca e l’ala canoviana.
Antonio Guiotto cerca di interrogare l’osservatore sfidandone la perspicacia a tal punto che chi guarda è portato a dubitare delle informazioni che gli sono state date.

I Soci TRA presentando la tessera in biglietteria avranno la riduzione sul biglietto d’ingresso.

Potete trovare il comunicato stampa qui.

Jen Wang Solo Show – TCBF

Anche quest’anno siamo felici di ospitare il Treviso Comic Book Festival con un’esposizione che verrà inaugurata il 28/9 e visitabile fino al 13/10.
Jen Wang, l’artista in mostra, è una sceneggiatrice, fumettista e illustratrice di Los Angeles, città in cui organizza anche l’annuale festival di fumetti “Comics Arts LA”.
Tra i suoi lavori, i disegni per Adventure Time e le sue graphic novel “Koko Be Good” e “In Real Life” (Edizioni BD). Ha recentemente vinto il “Prix Jeunesse 2019” del Festival International de la Bande Dessinée d’Angoulême e il Premio Eisner come miglior autrice unica 2019 con la fiaba a fumetti “Il Principe e la sarta”, appena pubblicato in Italia da BAO Publishing.

Potete trovare il programma completo qui.

Le conseguenze dell’errore

Le conseguenze dell’errore
2501, Giuseppe Abate, Faig Ahmed, Maurizio Bongiovanni, Andrea Cazzagon, Tony Cragg, Kensuke Koike
a cura di Valerio Veneruso

Venerdì 17 maggio alle ore 19, TRA Treviso Ricerca Arte inaugura la mostra “Le conseguenze dell’errore” a cura di Valerio Veneruso, al piano nobile di Ca’ dei Ricchi in via Barberia. In mostra gli artisti 2501, Giuseppe Abate, Faig Ahmed, Maurizio Bongiovanni, Andrea Cazzagon, Tony Cragg e Kensuke Koike.

Sei artisti nativi digitali, definiti Millennials, insieme a un grande sperimentatore della scultura come Tony Cragg, indagano la dimensione e le potenzialità creative dello sbaglio nella mostra “Le conseguenze dell’errore”.
L’esposizione nasce dalla volontà di riflettere sulla condizione odierna del glitch,dimostrando come un territorio simile abbia ancora tanto da offrire. Glitch (dal tedesco glitschen, “scivolare”) è un termine che, usato originariamente in campo elettrotecnico, sta a indicare la presenza di un errore imprevedibile, un difetto repentino nella sequenza dei codici che compongono un contenuto audio o video.

Gli artisti in mostra guardano a questa particolarità del mondo digitale realizzando opere che uniscono padronanza tecnica e lungimiranza. Se la pratica canonica ha sempre tradotto l’analogico in digitale, in questo caso ci troviamo ad assistere a una trasmutazione inversa: l’artista, attraverso le tecnologie del proprio tempo, torna a sporcarsi le mani realizzando opere di grande manualità, facendosi portatore di saperi e, allo stesso tempo, trasformatore della materia. Le forme rappresentate diventano estremamente dinamiche, ambigue e liquide proprio come il tempo che stiamo vivendo.
Uniti da una caratteristica anagrafica, tutti gli artisti nascono in un periodo storico cruciale, quello degli anni Ottanta, così fertile da un punto di vista tecnologico, da far nascere tendenze artistiche particolarmente attente alla multimedialità: dalla New Media Art al più recente fenomeno etichettato come Post Internet. Nascere in una simile epoca significa non solo custodire nel proprio DNA un’attenzione particolare verso specifici canoni estetici, ma anche essere totalmente aperti verso una tecnologia in continua espansione.
Dal più maturo Maurizio Bongiovanni (classe 1979) al più giovane Giuseppe Abate (1987), ogni artista sviluppa la propria ricerca con particolare consapevolezza verso le tecnologie del tempo in cui vive.

La mostra sarà visibile fino al 13 luglio 2019; per l’occasione è stato realizzato un catalogo edito da TRA Treviso Ricerca Arte, progetto grafico Multiplo, stampato presso Ufficio e Stampa (TV) con tecnica di stampa risograph e digitale.

Gli artisti:
2501- all’anagrafe Jacopo Ceccarelli, è considerato uno dei maggiori esponenti del Nuovo Muralismo. Indaga principalmente lo spazio urbano che lo circonda confrontandosi non solo con le pareti di imponenti edifici, ma anche esprimendosi attraverso la grafica e la stampa 3D.

Giuseppe Abate – interessato alle deformità e all’imprevisto, abbraccia l’elemento della casualità all’interno del suo atto creativo. Realizza opere tanto ironiche quanto drammatiche, dove utilizza i media più disparati: dalla pittura al ricamo, passando per la creazione di minuziosi pop-up e installazioni site-specific.

Faig Ahmed – esplora le tecniche di produzione tradizionale dei tappeti dell’Azerbaigian, appropriandosi di un sapere antico per aggiungervi delle varianti a dir poco contemporanee. La collisione tra “vecchio” e “nuovo” incarna pienamente quella sorta di errore imprevisto che destabilizza chi si ritrova ad assistere a uno spettacolo simile.

Maurizio Bongiovanni – fonde dimensione digitale e pratica pittorica. L’atto creativo viene infatti concepito proprio tramite software di grafica che consentono all’artista di modificare soggetti estrapolati da internet e di strutturare la composizione dell’opera ipotizzando accostamenti cromatici e fluidità delle pennellate.

Andrea Cazzagon – centrale nella sua ricerca è lo studio dell’anatomia umana tramite un confronto manuale. Crea maschere in finta pelle e opere in pietra per riflettere sull’elemento della deformazione come “occasione” per scoprire forme e dimensioni impreviste.

Tony Cragg – figura essenziale per la storia della scultura contemporanea incarna idealmente la genesi dell’approccio fisico che attraversa tutte le opere presenti in mostra. Ha sempre dimostrato di portare avanti una costante ricerca formale, rappresentando un forte punto di contatto tra le forme appartenenti alla natura circostante e quelle anatomiche: per Cragg infatti ogni cosa è materia mobile: dai muscoli facciali alle escrescenze della pietra.

Kensuke Koike – attraverso l’appropriazione di fotografie e cartoline vintage, recuperate in svariati mercatini delle pulci, costruisce dei mondi paradossali, creando vere e proprie macchine per la provocazione di glitch analogici.

INFO MOSTRA

Le conseguenze dell’errore
Artisti in mostra: 2501, Giuseppe Abate, Faig Ahmed, Maurizio Bongiovanni, Andrea Cazzagon, Tony Cragg, Kensuke Koike
a cura di Valerio Veneruso
Inaugurazione venerdì 17 maggio, ore 19.00.

18.5 – 13.7.2019
Orari apertura: martedì – sabato 10:00-13:00 / 15.30-19.30;
domenica 15.30-19.30 (chiuso dal 16/06).
Ingresso libero

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La scintilla latente

La scintilla latente
Agostino Bergamaschi e Barbara De Vivi
a cura di Carlo Sala

Sabato 9 marzo alle ore 18.00, TRA Treviso Ricerca Arte inaugura la mostra di Agostino Bergamaschi e Barbara De Vivi presso la propria sede al Piano Nobile di Ca’ dei Ricchi.

La mostra ragiona sulla relazione tra iconografia antica e contemporanea e sulla creazione artistica intesa come un’epifania visiva. Questo rapporto fa emergere immagini, suggestioni e istanze latenti provenienti dalla storia e dalla memoria personale degli artisti. Un’attitudine comune tra i due autori, che ha permesso di progettare un dialogo serrato tra le sculture dell’artista milanese e i dipinti della pittrice veneziana.

I lavori di Agostino Bergamaschi (Milano, 1990) sembrano dare sintesi nelle loro forme ad accadimenti dilatati nel tempo e nello spazio per creare dei nuovi immaginari, sculture che cristallizzano in sé una tensione tra passato e presente.

I dipinti di Barbara De Vivi (Venezia, 1992) intrecciano motivi iconografici della storia dell’arte e vissuto personale in un rapporto dialettico tra presente e passato; all’interno della tela si fondono (e confondono) immagini contemporanee con storie ancestrali, richiami alla grande pittura rinascimentale e barocca con oggetti comuni, utilizzando il mito come uno strumento di comprensione dell’oggi e della propria vita.

La mostra sarà visibile fino al 5 maggio 2019; per l’occasione è stato realizzato un catalogo edito da TRA Treviso Ricerca Arte, progetto grafico Multiplo, con testo critico di Carlo Sala e un’intervista agli autori di Alessandra Maccari.

INFO MOSTRA

La scintilla latente
mostra di Agostino Bergamaschi e Barbara De Vivi
a cura di Carlo Sala
Inaugurazione sabato 9 marzo, ore 18.00.

9.3 – 5.5.2019
Orari apertura: martedì – sabato 10:00-13:00 / 15.00-19.00;
domenica 15.00-19.00.
21/04 chiuso, 25/04 e 01/05 solo pomeriggio.
Ingresso libero

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RE.USE Scarti, oggetti, ecologia nell’arte contemporanea

Vai al sito RE.USE

RE.USE Scarti, oggetti, ecologia nell’arte contemporanea è una mostra composta da 87 opere di 58 artisti, tra cui molti di fama internazionale come Marcel Duchamp, Man Ray, Piero Manzoni, Michelangelo Pistoletto, Alberto Burri, Christo, Mimmo Rotella, Tony Cragg e Damien Hirst.
L’esposizione si propone di documentare in un arco cronologico che va dai primi decenni del Novecento fino ai giorni nostri, il rapporto continuo che l’arte ha avuto con gli oggetti d’uso comune e con gli scarti, arrivando ad una vera consapevolezza ambientale.

La mostra si sviluppa in tre spazi espositivi coinvolgendo diverse zone della città ed è il risultato della partecipazione di numerose realtà del territorio. Il progetto RE.USE comprende inoltre un programma di attività collaterali legate al tema.

ARTISTI IN MOSTRA:  Giovanni Albanese, Alek O, Marco Andrighetto, Stuart Arends, Arman, Matteo Attruia, Lewis Baltz, Michele Bazzana, Hans Bellmer, Remo Bianco, Francesco Bocchini, Marco Bolognesi, Christian Boltanski, Enrica Borghi, Alberto Burri, Cesar, Henri Chopin, Christo, Claudio Costa, Cracking Art, Tony Cragg, Marcel Duchamp, Flavio Favelli, Peter Fischli & David Weiss, Raymond Hains, Thomas Hirschhorn, Damien Hirst, Edward Kienholz, Jiri Kovanda, Jannis Kounellis, Giuseppe La Spada, Armando Lulaj, Urs Luthi, Margaret Majo, Man Ray, Piero Manzoni, Fabio Mauri, Paul McCarthy, Jonathan Monk, Giovanni Morbin, Vik Muniz, Gina Pane, Giuseppe Penone, Pratchaya Phinthong, Michelangelo Pistoletto, Robert Rauschenberg, Antonio Riello,  Mimmo Rotella, Arcangelo Sassolino, Salvatore Scarpitta, Kurt Schwitters, Daniel Spoerri, Silvano Tessarollo, The Cool Couple, Jean Tinguely, Ben Vautier, Luca Vitone.

Ph. Silvia Possamai

La Materia trasformata

La materia trasformata.
Il riutilizzo dell’oggetto nelle pratiche artistiche contemporanee.
Galleria l’Elefante
via Roggia, 52

Artisti in mostra: A. Hansen – M. Bentivoglio – E. Borghi – César – P. Ciregia – C. Costa – Cracking Art – A. Etlinger –
I. Fijolič – R. Hains – E. Miccini – D. Oppenheim – D. Spoerri

 

Rebel Kids – Vitt Moretta e Regular Size Monster

In collaborazione con TCBF – Treviso Comic Book Festival.

TRA Treviso ricerca arte è felice di collaborare alla quindicesima edizione del Treviso Comic Book Festival. Quest’anno Ca’ dei Ricchi ospiterà la mostra Rebel Kids, una jam tra due degli autori più promettenti del panorama fumettistico nostrano: Vitt Moretta, con la sua prima graphic novel “Il tramonto del Sea Breeze”, edita da Coconino Press, e Luca “Regular Size Monster” Negri, scelto dalla nuovo etichetta Progetto Stigma, al debutto con  “Storie di uomini intraprendenti e situazioni critiche”.

Due autori tanto giovani quanto potenti messi a confronto, in “un dialogo che potrebbe trasformarsi in rissa, o nel miglior party della vostra vita”.

Ten Years and Eighty-Seven Days – Luisa Menazzi Moretti

Ten Years and Eighty-Seven Days
di Luisa Menazzi Moretti
Mostra prodotta e organizzata in collaborazione con il Museo Santa Maria della Scala, Comune di Siena.
Con il Patrocinio del Comune di Treviso.

Giovedì 6 settembre alle ore 19:00, TRA Treviso Ricerca Arte inaugura la mostra personale di Luisa Menazzi Moretti presso la propria sede al Piano Nobile di Ca’ dei Ricchi.

Dieci anni e ottantasette giorni è il tempo medio che deve attendere un condannato a morte, in solitudine, nel braccio della morte di Livingstone, vicino ad Huntsville, in Texas, dal momento della condanna all’esecuzione. Ten Years and Eighty-Seven Days/Dieci anni e ottantasette giorni è il titolo della mostra che la fotografa Luisa Menazzi Moretti ha realizzato a partire dalle lettere e dalle interviste dei giustiziati.
Luisa Menazzi Moretti ha studiato le storie e letto i testi con cui i condannati del braccio della morte raccontano le loro vite o descrivono le emozioni vissute nel carcere di massima sicurezza del Texas, dove tutt’oggi vengono eseguite più esecuzioni di ogni nazione democratica del mondo occidentale. Le loro parole hanno ispirato un parallelo lavoro fotografico di Menazzi Moretti, che dà immagini a frasi, emozioni, dichiarazioni dei condannati a morte.
Nella mostra, i testi delle lettere o delle dichiarazioni dei detenuti sono affiancate alle fotografie dell’artista italiana: fotografie singole, dittici o trittici, che “non raccontano le parole, ma danno forma ai pensieri degli uomini e delle donne che le hanno pronunciate” – come scrive Daniele Pitteri, direttore del Museo Santa Maria alla Scala di Siena.“Si può rappresentare visivamente il pensiero espresso dalle parole? … La fotografia di Luisa Menazzi Moretti si pone a lato – non di fronte – al testo scritto, come sua possibile estensione, non come rispecchiamento. Le immagini si riverberano sulle parole, illuminandole di suggestioni che una prima lettura non rivelava” – scrive Luigi Reitani. Distante da ogni realismo, la fotografia di Luisa Menazzi Moretti richiama una profonda riflessione sulla pena di morte.
Dei 29 Stati che negli Stati Uniti d’America praticano la pena di morte, Luisa Menazzi Moretti ha scelto di lavorare su quanto continua ad accadere nel ricco ed evoluto Texas (dove ha vissuto per molti anni) che vanta il triste primato di esecuzioni.

L’esposizione si compone di 17 fotografie di grande formato, 9 testi e si conclude con le foto segnaletiche di tutti i condannati dal 1982 ad oggi. Il video della mostra, che ha ricevuto la menzione d’onore dell’International Photography Award di New York, conclude il percorso espositivo.

La mostra è esposta in concomitanza con lo svolgimento di Sole Luna Film Festival (11-16 settembre).

INFO MOSTRA
Inaugurazione giovedì 6 settembre, ore 19.00.
7.9 – 23.9.2018
Orari apertura:
martedì – sabato 10:00-13:00 / 15.30-19.30;
domenica 15.30-19.30.
Ingresso libero

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Totoaba – Francesco Maluta

A cura di Rossella Farinotti.
Mostra personale di Francesco Maluta.

Venerdì 25 maggio alle 19 TRA Treviso Ricerca Arte inaugura la mostra personale di Francesco Maluta Totoaba, curata da Rossella Farinotti, frutto del premio speciale TRA in occasione del Premio Fondazione Francesco Fabbri 2018.

Totoaba è il nuovo progetto di Francesco Maluta concepito per lo spazio di Ca’ dei Ricchi a Treviso. La mostra, a cura di Rossella Farinotti, si compone di un ciclo di lavori inediti intimamente correlati che esprimono, con denuncia, lo sfruttamento del mondo animale per mano dell’uomo. La tematica, precedentemente affrontata nell’Open Studio inaugurato lo scorso marzo presso la Fonderia Artistica Battaglia di Milano dove l’artista è stato in residenza, trova qui il suo sviluppo e approfondimento.

La totoaba è un pesce che vive nel Golfo del Messico, pescato ed ucciso per la sua vescica natatoria. Questa viene venduta in Cina a prezzi esorbitanti, poiché considerata un potente rimedio naturale per la salute, senza alcun fondamento scientifico. Francesco Maluta interviene nello spazio creando un percorso obbligato dove il fruitore, come in un elegante labirinto, si trova a seguire un rituale visivo. Una mostra articolata all’interno della sfera animale, ritraendo quelle specie che, per credenze popolari, vanità e inesistenti poteri curativi, stanno subendo in silenzio la propria estinzione.

Il visitatore è accompagnato in un viaggio sintetico, straniante e strutturato, per sottolineare la forza dell’umano, lasciato qui volutamente assente, e permettere a questi animali di essere finalmente liberi protagonisti: dalla vaquita, il cetaceo più piccolo del mondo, vittima collaterale della pesca fraudolenta della totoaba, al pangolino, perseguitato per le sue scaglie ritenute miracolose, ma composte da nient’altro che semplice cheratina; dalla tigre del Bengala il cui vino di ossa si immagina essere un elisir di lunga vita, al rinoceronte il cui corno porterebbe vigore e fertilità maschile.

Attraverso una pittura satura, dove la luce è densa e i colori non sempre aderenti al reale, Maluta presenta una foresta di dipinti di grande e piccolo formato, al cui interno si scova Bernoccolo, un raffinato corno che l’artista ha creato e fuso in bronzo, come oggetto da indossare. Come lui, anche Totoaba si manifesta come un simbolo: un piccolo elemento da cui parte un’intera catena. Il luogo e le opere dialogano in una dimensione in cui la luce, resa innaturale, muta l’impatto visivo avvolgendo i soggetti in un ambiente onirico, illusorio, il cui carattere drammatico lascia spazio al suo aspetto più magico, e viceversa.

La mostra sarà visibile fino al 28 luglio 2018; per l’occasione sarà realizzato un catalogo.

 

BIO
Francesco Maluta è nato a Lovere nel 1983, vive e lavora a Milano. L’interesse per la natura animale, che contraddistingue la sua ricerca, riflette una serie di problematiche attuali, dalla dinamica del dominio, al gioco eternamente irrisolto tra oppressore e oppresso, ad un’empatica osservazione degli “esclusi”.
I suoi lavori mostrano come l’immagine della comunicazione non verbale possa provocare riconsiderazioni sull’uomo e sulle effettive relazioni tra le specie, ragionando su quali siano i nostri modelli per riconfigurare la società e il nostro rapporto con l’ambiente in senso lato.
La natura animale è oggi più che mai al centro dei dibattiti sull’era antropica e sulle preoccupazioni ecologiche di scienziati e pensatori, ma forse il vero accesso all’alterità animale sarà possibile solo con una trasformazione dell’auto-comprensione umana.
Dal 2013, è co-fondatore del collettivo artistico Fondazione Malutta. Dopo la laurea specialistica conseguita nello stesso anno presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha partecipato a numerose residenze e workshop tra cui VIR Viafarini-in-residence a Milano, ViadellaFucina16 a Torino, Madeinfinlandia a Pergine Valdarno e Penthouse Art Space Residency a Bruxelles. Il suo lavoro è stato esposto alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, al Tulla Culture Center di Tirana, a Dimora Artica a Milano, alla Galleria Monitor di Roma, al Caffè Internazionale di Palermo, alla Villa Vertua Masolo di Nova Milanese, alla Collezione Zoologia di Comerio. Nel 2017 è finalista del Premio Fondazione Francesco Fabbri e vincitore del Premio TRA Treviso Ricerca Arte.

INFO MOSTRA
Totoaba
Francesco Maluta
a cura di Rossella Farinotti
Inaugurazione venerdìo 25 maggio, ore 19.00.
26.5 – 28.7.2018
Orari apertura: martedì – sabato 10:00-13:00 / 15.30-19.30;
domenica 15.30-19.30.
Chiusure straordinarie
2 giugno solo pom.
Dal 1.7 domeniche chiuse.
Ingresso libero

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Hyper-faded Ordinary Life

Sabato 7 aprile alle 18 sarà inaugurata a Ca’ dei Ricchi a Treviso la mostra Hyper-faded Ordinary Life, curata da Carlo Sala e promossa da Treviso Ricerca Arte. Il progetto propone il lavoro di due autori contemporanei, Lucia Cristiani e Simone Monsi, che nella loro pratica artistica riflettono su una serie di temi emblematici della contemporaneità. Il titolo dell’esposizione allude infatti alla condizione tipica delle giovani generazioni che si vivono in un forte divario tra la performatività e iper-attività sperimentata negli avatar virtuali (o nelle situazioni lavorative) e la normalità sbiadita e apatica che caratterizza invece la dimensione reale della loro quotidianità.

Ad aprire la mostra la serie di stampe I-VII (2015) di Lucia Cristiani (Milano, 1991) che sono una meditazione sul ruolo stesso dell’artista e sul pericolo di mettere in primo piano l’affermazione di sé nel sistema rispetto alla profondità della ricerca. Per questo l’autrice si è appropriata delle forme di alcuni adesivi di caschi di grandi piloti di Moto GP e Formula 1 – metafore dell’atleta costretto a correre sempre più velocemente – e li ha modificati e decontestualizzanti rendendoli della semplici astrazioni, eliminando così il loro aspetto funzionale e la loro identificazione immediata.

La seconda parte dell’intervento della Cristiani è incentrata sul fenomeno del Normcore che investe le generazioni più giovani che si trovano in uno stato di solitudine collettiva e inadeguatezza permanente, a cui rispondono con un appiattimento del sé. Le sculture oggettuali dell’artista come Holy Water (2016), THE GRACE OF MAYBE (2016) o desiderio@tel.net.ba (2017) incarnano proprio l’aspirazione a questa neutralità estetica e di opinione, assunte nella convinzione di poter rendere più semplici e fluidi i rapporti personali e che accentua invece il disagio interiore, inibendo ogni legame autentico. Sembra invece ribaltare questo schema comportamentale il lavoro Puoi immaginare (LOST in a declaration for you) (2017), che riporta una scritta in lingua bosniaca, Mozes Zamisliti, che è un intercalare utilizzato durante i racconti orali per coinvolgere chi ascolta una storia, così da renderlo partecipe attraverso l’immaginazione. Le parole hanno come sfondo un frame della nota serie televisiva americana LOST, dove il fumo nero provoca allucinazioni che riportano ad una nuova coscienza, ad una nuova realtà possibile.

Le installazioni e stampe di Simone Monsi (Fiorenzuola d’Arda, 1988) partono dall’indagine sulle forme di rappresentazione tipiche delle piattaforme social della rete. Il lavoro Your Fan Club Can’t Save You (2017) sin dal titolo fa capire come alcune dinamiche virtuali, basate sulla popolarità, siano vacue e non possano incidere nella vita reale. Le forme antropomorfe della scultura da un lato richiamano le mani (ossia lo strumento per connettersi agli altri tramite i sistemi touch), dall’altro una bandiera stropicciata (elemento generalmente carico di valori identitari) ora ridotta a mocio per pulire il pavimento, ma che può assumere un significato positivo come strumento che metaforicamente cancella le tracce della persona. L’installazione, CAPITOLO FINALE (2016), ha una forma totemica che la rende un monumento, al contempo ironico ed inquietante, tra cultura pop ed echi distopici, che celebra le mani al servizio (o forse in schiavitù) dello strumento informatico; se ad un primo sguardo le fattezze dell’opera possono apparire ludiche, dietro ad esse si cela una riflessione sui rapporti umani e sulla vacuità dell’esperienza mediata. Il lavoro è ricoperto da una serie di stampe digitali di immagini trovate su internet con l’hashtag #sunsetporn, creando così una miscellanea visiva ipersatura e kitsch che oscilla tra romanticismo patetico e grottesco, tra superficialità e malinconia, tra quotidiano e perturbante.

Infine i lavori intitolati Alone Is The New Together (2014-in corso) estrapolano dal contesto web una serie di frasi riprodotte a xylografia: la matrice di legno, tipica della tecnica, sembra alludere alle scritte stereotipate incise dagli innamorati sugli alberi. Le frasi presenti nelle opere sono sospese tra ironia e senso critico, rivelando una sorta di appiattimento volontario tipico dell’interazione e delle dinamiche relazionali post-social che seguono delle regole precise, portando di fatto all’omologazione.

La mostra sarà visibile fino al 20 maggio 2018; per l’occasione sarà realizzato un catalogo con il testo di Carlo Sala.

Photo credit: t-space studio

 

INFO MOSTRA
Hyper-faded Ordinary Life
di Lucia Cristiani e Simone Monsi
a cura di Carlo Sala
Inaugurazione sabato 7 aprile, ore 18.00.
8.4 – 20.5.2018
Orari apertura: martedì – sabato 10:00-13:00 / 15.30-19.30;
domenica 15.30-19.30.
Ingresso libero

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A fuoco continuo – Dario Picariello

A cura di Stefano Volpato.
Mostra personale di Dario Picariello.

Sabato 24 febbraio alle ore 18.00, TRA Treviso Ricerca Arte inaugura la mostra personale ‘A fuoco continuo’ di Dario Picariello, a cura di Stefano Volpato.

In occasione della propria personale a TRA, Dario Picariello realizza un’installazione composta da alcuni scatti fotografici di grandi dimensioni, allestiti con oggetti tipici del backstage fotografico come stativi e pannelli riflettenti, disposti lungo un binario che attraversa il piano nobile di Ca’ dei Ricchi.

Le fotografie sono realizzate presso la Fornace Guerra-Gregorj a Sant’Antonino (Treviso), diretta, tra XIX e XX secolo, dall’illuminato Gregorio Gregorj. Egli ha l’intuizione di modernizzare la produzione industriale di laterizi, al fine di sostenerne una specificamente artistica. Per fare questo, chiama intorno a sé i più promettenti pittori e scultori, integrando all’attività della Fornace quella della Sala degli Artisti: qui muove i primi, decisivi passi il giovanissimo Arturo Martini.

La suggestione esercitata dall’azione e dal pensiero del capitano d’industria è il fil rouge dell’operazione di Dario Picariello. Promuovendo due laboratori propedeutici, in collaborazione con il Liceo Artistico di Treviso e l’attuale proprietaria della Fornace, Luisa Gregorj, l’artista ha metaforicamente riattivato il luogo, riportandovi l’attività febbrile del lavoro e ripercorrendone le tracce del ricordo e degli affetti.

Nella sua serie fotografica, Picariello restituisce un ritratto dell’“oscuro fornaciaio”, come lo stesso Gregorio si definisce, nel tentare un’operazione in partenza fallimentare: ricreare la Sala degli Artisti. Alcuni elementi presenti nelle sale abbandonate, colti o ricomposti in raffinati e precari equilibri, divengono oggetto di una calibrata costruzione formale. Un uso sapiente della luce, che richiama suggestioni quasi bizantine, colloca la narratività delle scene che si sviluppa nei vari componenti dell’installazione in uno stato atemporale ambiguamente sospeso, in bilico tra passato e presente.

Perché se esiste la possibilità del fallimento, la parabola di Gregorj e del suo opificio, testimonia oggi il suo straordinario valore. Interrogando le tracce del luogo e della storia, il lavoro del giovane artista irpino non solo riaccende metaforicamente la Fornace, sulle macerie di ciò che resta, ma contestualmente ne prosegue poeticamente la ricerca sul significato del proprio stesso operare e sulla propria identità.

DARIO PICARIELLO (Avellino, 1991)
Artista, vive e lavora tra Napoli e Milano. Laureato a Urbino in Decorazione per le Arti Visive, attualmente frequenta il Master in Photography and Visual Design presso NABA – Milano. Tra le mostre selezionate, si ricordano: Officine dell’Umbria 2017 (2017), doppia personale con Aurelién Mauplot presso Palazzo Lucarini a Trevi; Mascarata (2016), personale a cura di Eugenio Viola presso Casa Raffaello a Urbino e OFF Course Young Contemporary Art a cura di Laura Petrillo presso The Dynastie a Bruxelles; Codice Italia Academy (2015) di Vincenzo Trione a Palazzo Grimani di Venezia. Finalista Premio Cramum 2017, Museo del Duomo di Milano.

INFO MOSTRA
A fuoco continuo
Dario Picariello
a cura di Stefano Volpato
Inaugurazione sabato 24 febbraio, ore 18.00.
25.2 – 31.3.2018
Orari apertura: martedì – sabato 10:00-13:00 / 15.30-19.30;
domenica 15.30-19.30.
Ingresso libero

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Superficie di contatto – Ludovico Bomben

A cura di Riccardo Caldura
Mostra personale di Ludovico Bomben.

TRA vi invita all’inaugurazione della mostra personale di Ludovico Bomben dal titolo ‘Superficie di contatto’, a cura di Riccardo Caldura, che si terrà sabato 16 dicembre alle ore 18.00.

L’artista presenta una selezione di opere inedite, a parete e nello spazio, contraddistinte dal nitore formale che è la chiave stilistica e concettuale della sua ricerca. Un linguaggio minimalista in grado di calibrare ogni elemento in relazione con le caratteristiche dell’ambiente, in questo caso il trecentesco piano nobile di Cà dei Ricchi, senza subirne però la marcata caratterizzazione grazie alla capacità di generare un proprio  dispositivo spaziale.

Si potrebbe parlare di uno spazio nello spazio, dove  il primo, quello contemporaneo, produce nei confronti del secondo, lo spazio storico che lo contiene, una sospensione silenziosa, ritmata dall’articolazione delle opere a parete,  grandi superfici bianche dove affiorano dalla carta, stampata a secco, le trame geometriche di ulteriori spazi possibili. I lavori a carattere installativo e scultoreo, composti di pochi essenziali elementi, generano a loro volta linee di tensione nell’ambiente dovute al preciso quanto delicato equilibrio delle parti che li compongono. L’acuminarsi delle estremità degli oggetti  esposti, vere e proprie linee-dardo, richiede volutamente allo spettatore un aumento del suo livello di attenzione.

Uno spazio dunque della misura e dell’equilibrio, dovuto a gesti compositivi discreti, quanto netti, grazie alla precisione con cui vengono evidenziandosi le linee-forza tridimensionali, e il gioco degli affioramenti di forme possibili dalla luminosità e purezza delle superfici. Queste recenti opere di Bomben, singolarmente e ancor più nella loro reciproca iterazione nello spazio,  rappresentano bene quanto il suo lavoro sia particolarmente attento alla relazione fra bidimensionalità e tridimensionalità: il volume può ridursi all’essenzialità di una linea di forza, di una linea-dardo, la superficie si tende rivelando la tensione sottocute che la pervade, resa percettibile dallo spessore di un orlo dorato. In una delle opere esposte, una grande ‘icona’ a parete, questo gioco di tensioni e affioramenti è rivelato dal rapporto delle due forme che compongono il lavoro: immerse nel bianco sembrano subire un processo di estroflessione e di compenetrazione. Qualcosa accade su quelle superfici e sono le variazioni della luce a rivelarlo. Qualcosa accade quando lo spazio generato dall’opera, nella sua apparente sottrazione di quel che vi è da vedere, in realtà chiede al visitatore di concentrarsi, di rallentare, per entrare in contatto con l’esperienza di un appena visibile fatto di luce, di forme affioranti e della delicata materialità di elementi compositivi quali l’oro, il nero delle lucidature metalliche, il bianco delle carte.

Nelle materie lì dove queste sono sul punto di smaterializzarsi, sulle superfici dove gioca la capacità di rivelazione che ha la luce, nelle linee-forza che invitano a concepire uno spazio di meditazione non come uno spazio ‘disarmato’, ma come uno spazio dove l’attenzione deve acuirsi, nel complesso gioco di reciprocità di questi elementi, si articola una particolare concezione dell’opera contemporanea, che si sottrae alla dimensione della quotidianità, per far spazio, ed entrare in contatto, con una diversa visione della realtà. (Riccardo Caldura)

Nello stesso periodo alcune opere di Bomben saranno esposte presso lo spazio di Slash Treviso che ringraziamo per la collaborazione.

 

Ludovico Bomben (Pordenone 1982)
Consegue il diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia dopo aver frequentato il quadriennio di Decorazione.
La sua ricerca prende avvio con le installazioni ambientali luminose che mirano a destrutturare ambienti e luoghi quotidiani, scardinando le percezioni di chi abitualmente li frequenta. Negli ultimi anni di lavoro sposta l’attenzione dall’ambiente all’oggetto, concentrandosi nello studio dei rapporti tra materiale, linguaggio, forma e concetto. Quest’analisi lo conduce all’utilizzo di alcuni simboli appartenenti all’ambito del sacro che diventa nuovo territorio d’indagine. Tra proporzioni auree e rigore formale tenta una rilettura e ridefinizione dell’immagine sacra nel contemporaneo, mescolando antiche tradizioni a materiali industriali di nuova generazione.

Espone in varie sedi private e istituzionali tra cui la 54. Biennale d’arte di Venezia, il Talent Prize, Dolomiti Contemporanee, Fondazione Bevilacqua La Masa, il Tina B Festival di Praga, il Premio Fabbri, Villa Manin, CAREOF – Via Farini, il Museo Revoltella, Palazzo Reale a Milano.

Parallelamente approfondisce il campo della progettazione, del design e della grafica lavorando per varie aziende del territorio pordenonese.

INFO MOSTRA
Superficie di contatto
Ludovico Bomben
a cura di Riccardo Caldura
Inaugurazione sabato 16 dicembre, ore 18.00.
19.12 – 4.02.2018
Orari apertura: martedì – sabato 10:00-13:00 / 15.30-19.30;
domenica 15.30-19.30. Giovedì 18.1.18 mostra non visitabile
Variazioni di orario durante le feste:
dal 24 al 27 dicembre e dal 31 dicembre al 3 gennaio la mostra rimarrà chiusa;
dal 28 al 30 dicembre e dal 4 al 7 gennaio solo orario pomeridiano.

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DIGITRA II – Hyperplanes

di Fabio Giampietro e Alessio De Vecchi
a cura di Federica Patti

La stagione espositiva di TRA continua con la seconda edizione di DIGITRA, rassegna dedicata all’arte digitale internazionale ideata da Ennio Bianco e promossa dall’Associazione Treviso Ricerca Arte.

Arriva a Ca’ dei Ricchi “Hyperplanes of Simultaneity”, serie di opere pittoriche realizzate dall’artista milanese Fabio Giampietro, in collaborazione con il digital artist Alessio De Vecchi. Questa edizione si focalizza su una peculiare produzione artistica digitale “made in Italy”, capace di mettere in dialogo tecnologie antiche e contemporanee e di far coesistere oggetto concreto e opera effimera, fino a oltrepassare letteralmente le barriere dimensionali, per esplorare il mondo oltre la tela. Curato da Federica Patti e pensato per gli spazi di TRA, il progetto espositivo è composto da “HPS:l’onda”, una grande tela “a onda” alta tre metri, e dalle ultime opere pittoriche della serie, qui presentate per la prima volta in Italia. Ogni dipinto rappresenta la visione alterata e distorta di una città immaginaria e alienante. Ogni rappresentazione pittorica è accompagnata da un ambiente virtuale equivalente, fruibile solo indossando un visore Samsung Gear. “Hyperplanes” è infatti un’operazione che crea una temporanea bolla di simultaneità tra spazio e tempo,  proponendo allo spettatore una “vertigine” visiva, spaziale, sensoriale e multimediale, possibile solo grazie alla compenetrazione fra mondo fisico e sua dilatazione tecnica. Sceglie il visore come risorsa fondamentale del processo artistico: l’opera si completa attraverso le infinite combinazioni composte dall’ambiente virtuale e dalla fruizione attiva svolta dallo spettatore. Un gesto audace – premiato con il Lumen Prize 2016 – che riconosce alla tecnologia VR l’unicità di permettere una composizione polidimensionale fatta di sospensioni logiche e temporali, a completamento della metafora pittorica. Pertanto, nella simulazione digitale, gli infiniti livelli simultanei – sovrapposti, accumulati, compressi – che saturano le tele di Giampietro, trovano finalmente ampio respiro.

INFO MOSTRA
Digitra II – Hyperplanes
Mostra personale di Fabio Giampietro e Alessio De Vecchi
a cura di Federica Patti
Inaugurazione sabato 28 ottobre, ore 18.30.
29.10. – 10.12.2017
Orari apertura: martedì – sabato 10:00-13:00 / 15.30-19.30;
domenica 15.30-19.30.
Orari particolari: 1.11 solo pomeriggio / 7.11 chiuso / 8.12 solo pomeriggio.
Ingresso libero

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VISITE GUIDATE
Si organizzano visite guidate per scuole, aziende e privati.