Silvia Bre + Klaus Miser

Silvia Bre + Klaus Miser

27 maggio, ore 20.45
Per la rassegna ‘Traversi’
a cura di Marco Scarpa

Silvia Bre è nata a Bergamo nel 1953, ma vive da molti anni a Roma; è scrittrice, poetessa e traduttrice. Per Einaudi ha pubblicato Le barricate misteriose (2001), con le quali ha vinto il Premio Montale e Marmo (2007), che le ha fatto vincere il Premio Viareggio per la poesia. Insieme a Marco Lodoli ha scritto Snack Bar Budapest (2008) e La fine di quest’arte (2015). Per le Edizioni nottetempo ha pubblicato nel 2006 Sempre perdendosi, portato con successo a teatro da Alfonso Benadduce.
I suoi versi sono semplici ma pieni di elementi riflessivi; si tratta di una poesia di misura, di distanze e di vuoti che si colmano nell’essenza stessa che si coglie tra gli spaccati versi limati da una dolce curva ritmica. Il corpo e lo spirito giocano una partita di partecipazione al grande enigma della vita, della storia, dell’umanità.
Ha curato anche la traduzione de Il Canzoniere di Louise Labé (Mondadori, 2000) e di Centroquattro poesie (Einaudi, 2011) e Uno zero più ampio (Einaudi, 2013) della poetessa inglese Emily Dickinson.

Klaus Miser nasce a Pescara e attualmente vive a Rimini. È poetessa, ma non ama gli ambienti letterari accademici, e per molto tempo ha preferito l’oralità performativa in bar, gallerie, centri sociali e altri luoghi. Considera la poesia come un modo per “partecipare di qualcosa”, come un’urgenza e necessità per essere se stessa. Solo recentemente le sue poesie sono apparse su numerose riviste digitali ed è uscito per la collana L’Isola la plaquette PescaraBabylon con illustrazioni di MP5. Prufrock SPA ha recentemente pubblicato la sua raccolta Non è un paese per poeti. Per Dafne Boggeri ha scritto “Luogo comune” in Paesaggi Italiani (Sossella Editore).
Nel 2009 ha realizzato con la produzione di Fragile Continuo un reading-performance, Kill Your Poet, successivamente divenuto una plaquette che racchiude tra le sue pagine soffocati urli di composizioni che, sovrapponendosi al suono delle immagini, inscenano il senso di impotenza dinanzi al principio come alla fine, cui la labilità della condizione umana ci lega tutti, più o meno consapevolmente. La volontà che emerge dalle sue poesia è quella di una reazione ostinata e crudamente violenta tale da rivelarne picchi di inattesa e delicata dolcezza, che nello scuoiare ogni forma di desiderio, umana tensione, sospensione o irruenza di giudizio, ne rivelano – al di là di ogni letterario ed artistico (alto!) valore – visceralità, autenticità e originalità rare.