17 giugno, ore 20.45
Per la rassegna ‘Traversi’
a cura di Marco Scarpa
L’ultimo appuntamento della stagione di Traversi ha l’onore di ospitare Milo De Angelis, una delle voci più significative della poesia contemporanea. La sua poesia si è imposta per la sua tensione verticale, per la radicalità estrema della sua esperienza, per la capacità di esprimere il profondo disagio, il dolore dell’esserci, nei termini di una lingua e di uno stile potenti e senza artifici. La poetica di De Angelis è fedele a un nucleo di pensiero e a pochi temi ricorrenti, definiti dall’autore come ossessioni. Il nucleo fondante di questa poetica è una concezione tragica dell’esistenza. La tragedia, secondo De Angelis, non è appena identificabile in un’espressione letteraria del passato o nell’esperienza del lutto, ma nell’angosciante convivenza di opposti senza rimedio. Nelle raccolte di De Angelis confluiscono infatti toni e motivi in netto contrasto tra loro che danno vita ad un tormentato scontro esistenziale, non riassumibile in un’ideologia o in un sistema coerente di pensiero: la coscienza del nulla e la fede in un destino, il corteggiamento della morte e l’esaltazione della vita, il senso della rovina e l’entusiasmo giovanile, il più totale nichilismo e l’attesa di un evento miracoloso, l’angoscia e la meraviglia.
I motivi ricorrenti possono essere identificati in immagini, situazioni o personaggi che attraversano tutta l’opera, da intendersi come veri e propri archetipi: la donna guerriera, il gesto atletico, la morte, la gioia, la parola, le sillabe, la traduzione, la decisione definitiva e irrimediabile, il carcere, le architetture industriali della periferia nord di Milano, il tema scolastico, il quaderno, il gesto violento e sanguinario, la ferita, il padre, l’infanzia.