Alchemical Beauty

Alchemical Beauty

Ferrotipi fotografici di Carlo Furgeri Gilbert
+ Figure in sospensione, abiti contemporanei di Altrove, Venezia

TRA Treviso Ricerca Arte ospita dal 22 al 31 gennaio 2016, le fotografie scattate con l’antica tecnica del collodio, recuperata dal fotografo Carlo Furgeri Gilbert: immagini fuori dal tempo in dialogo con figure in sospensione, interpretate dagli abiti contemporanei di Altrove. I am somewhere else.
Per chi ama la moda, la fotografia e la ricerca, un’occasione da non perdere.
“Immagini antiche di volti, abiti e corpi contemporanei. È un vero e proprio viaggio nel tempo, a tratti spiazzante, quello proposto da Carlo Furgeri Gilbert, fotografo anglo-italiano di stanza a Milano che ha recuperato l’antica tecnica fotografica del collodio umido. Una sorta di operazione archeologica, nata per riscoprire due valori fondamentali diluiti fino a scomparire nell’epoca del digitale: il tempo – quello dei processi chimici da vegliare con cura e quello della ricerca e della messa a punto – e l’imperfezione, quella del soggetto, che non può essere corretta perché il collodio non ammette post-produzione ma che, accolta e conservata, rivela l’unicità autentica di ciò che viene ritratto. Nata nel 1851, questa tecnica consiste infatti nel dar vita a un “ferrotipo”, cioè un’immagine prodotta in esemplare unico su una lastra di alluminio, capace di conservare la storia di ciò che ritrae e di chi l’ha lavorata. Il processo esige una ritualità precisa per venire alla luce, e l’immagine emerge poco a poco dell’esito parzialmente imprevedibile delle reazioni chimiche. Ecco perché, secondo Furgeri Gilbert, un’immagine al collodio contiene tutti i caratteri di una vera esperienza, ed è in grado di trasmetterla generando un’emozione autentica dando voce a un mix ipnotico di eleganza e sensualità per invitarci alla riscoperta di una tecnica fotografica che ci restituisce il meglio del passato, e alla quale Furgeri Gilbert riesce a donare una straordinaria contemporaneità”. Francesca Stignani — Slowear Journal (www.slowearjournal.com)

“Una lastra al collodio non è semplicemente una fotografia; sono passi in equilibrio sulla sottile linea che divide il mondo del conosciuto, del rigore, della tecnica, da quello dell’inatteso, del caso. Il fotografo come un alchimista. La cerimonia di creazione dell’immagine segue un rituale meticoloso: la preparazione dei chimici, un processo severo secondo precise ricette; il gesto della colatura del collodio sulla lastra, con le mani che lentamente guidano la stesura del liquido ambrato; la sensibilizzazione nel bagno d’argento; lo scatto, che rinuncia all’istante per assecondare un tempo più lento. Infine lo sviluppo, il liquido che strappa la fotografia al suo stato di latenza per renderla reale e offrirla al mondo. Ogni momento partecipa al mistero della creazione dell’immagine. Ma l’imprevedibile e l’inatteso sono anch’essi elementi fondanti del processo.Invece di lottare il fotografo se ne appropria e permette al caso, all’imprevisto di sorprendere e governare. Quello che comunemente viene definito errore o imperfezione lascia spazio allo stupore e al mistero dando vita ad un’immagine unica e irripetibile che sembra essere sospesa ai bordi del tempo.” Carlo Furgeri Gilbert

Nota tecnica:

Il collodio umido è un processo fotografico messo a punto nel 1851 da Frederick Scott Archer. Questa tecnica rivoluzionò il mondo della fotografia perchè era di più semplice utilizzo se comparata alle tecniche esistenti come il dagherrotipo. Si potevano creare negativi su lastre di vetro e venne più che dimezzato il tempo di esposizione: l’esposizione passò da svariati minuti a pochi secondi permettendo così di cogliere le persone con più immediatezza anche se non ancora nell’istante. Tutto il processo però doveva avvenire in loco perchè la lastra andava esposta e svilluppata prima che il collodio asciugasse (da qui la definzione di ‘collodio umido’). L’utilizzo di questa tecnica permise a fotografi come Nadar, Roger Fenton, Matthew Brady, all’italiano Felice Beato di raccontare con maggior precisione e spontaneità la loro epoca e di creare immagini che diventarono iconiche. Un grande successo ebbe l’introduzione della ferrotipia, specialmente durante la Guerra Civile Americana, perchè permetteva di avere un’immagine positiva su una lastra metallica (all’inizio fu il ferro poi venne l’alluminio) a costi ridotti e molto più facilmente trasportabile.

Carlo Furgeri Gilbert
Nato a Londra, da madre inglese, padre emiliano, nonna neozelandese. Cresciuto a Ravenna ora abita tra Milano e Londra. Un po’ inquieto di natura, dopo la laurea in architettura si è dedicato totalmente alla fotografia e al videomaking. Come fotografo ritrattista collabora regolarmente con importanti riviste come RollingStone, WallStreetJournal, GQ, Vanity Fair, IoDonna, Amica, Icon, L’Optimum Art. Oltre a scattare campagne pubblicitarie per grandi brand internazionali ha realizzato progetti di corporate identity per clienti come Pirelli e Yoox. Con Pirelli ha lavorato ad un progetto a lungo termine documentando il mondo del lavoro nele loro fabbriche europee. Questo progetto si è concretizzato in una mostra alla Triennale di Milano. Cercando sempre di trovare nuovi modi di espressione, i suoi progetti personali lo portano oggi a sperimentare la fotografia contemporanea attraverso tecniche antiche, che risalgono al XIX secolo; utilizzando il collodio umido realizza immagini in copia unica su lastre di vetro e alluminio.

Altrove. I am somewhere else
Nasce dall’esperienza maturata dalle due fondatrici Miriam Nonino e Alessandra Milan in ambiti contigui a quello della moda/design. Entrambe hanno un background di studi radicati nel mondo dell’arte. Naturalmente queste influenze vivono all’interno del marchio e sono fondamentali per il suo sviluppo. Altrove ha sviluppato un approccio “atipico” nel sistema moda. La strategia è quella propria del design. Ogni capo d’abbigliamento nasce dall’incontro di una forma (disegno) e di un materiale (lana, cotone, lino ecc.) ed è progettato per durare nel tempo, per non subire i ritmi dettati dala tendenza e dalle stagioni, per entrare a far parte in maniera stabile del guardaroba di chi lo indossa “Il nostro approccio al capo d’abbigliamento è più vicino al design che alla moda. Molto spesso ci chiamano stiliste, ma non ci riconosciamo in questa definizione”. Abiti che vanno oltre la moda e non si curano dell’alternarsi delle stagioni: questa è la ricetta di Altrove. In un mondo dove tutto va veloce, Altrove prende il suo tempo: le sue radici sono veneziane ed il nome stesso nasce dalla sensazione di sentirsi da qualche altra parte – sia nel tempo che nello spazio. Le collezioni donna e uomo sono composte da un numero ristretto di capi, e caratterizzate da un’accurata ricerca di forme. Lo sviluppo della forma è al centro del processo creativo di Altrove, i tessuti diventano “strumenti”, il mezzo attraverso cui essa si esprime. Nella ricerca della purezza dello stile, le applicazioni e le decorazioni sono eliminate conferendo ai capi una sofisticata essenzialità. Scelte costruttive quali la destrutturazione, dettagli come il taglio vivo, sono punti fermi nella proposta di Altrove. Gli abiti sono definiti dalla modularità: offrire la possibilità a chi li indossa di poter intervenire direttamente su di essi, invertendo il davanti col dietro, modificando un’abbottonatura… il capo viene interpretato, si sceglie come portarlo, lo si adatta al proprio modo di sentire. Sono abiti in movimento, una caratteristica che consente di creare nuove geometrie e volumi inediti, conferendo unicità a chi li indossa.
Altrove è una storia di gusto non di moda. www.iosonoaltrove.com

INFO MOSTRA
Alchemical Beauty
Ferrotipi fotografici di Carlo Furgeri Gilbert
+ Figure in sospensione, abiti contemporanei di Altrove, Venezia
Inaugurazione giovedì 21 gennaio, ore 19.00.
21.01 – 31.01.2016
Orari apertura: martedì – sabato 10:00-13:00 / 15.30-19.30;
domenica 15.30-19.30.
Ingresso libero

Si ringrazia
Slash, Treviso

Catalogo TRA Treviso Ricerca Arte
Stampato da Pixartprinting
Progetto grafico Altrove

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